top of page
  • Immagine del redattoreSimone Marchetti

Produttività e brevi scatti

Il mondo online relativo a miglioramento e crescita personale è un posto molto strano. A parte che non ho mai ben capito cosa voglia dire "crescita personale", dato che non specifica nulla di definito e comprende argomenti fin troppo vasti e a tratti diversi fra loro, giustificati dal fatto che ogni persona in un “processo di miglioramento” avrà aspetti peculiari e propri che vorrà migliorare, magari molto diversi da quelli di qualcun altro.


Possiamo definirne alcuni vaghi e basilari: stare in forma, sviluppare competenze e indipendenza, acquisire nozioni e capacità mentali.


A parte questo, l’altra stranezza riguarda il concetto onnipresente negli ambiti di miglioramento, che è quello della produttività. La sensazione generale che si ha è che ogni giorno debba essere attivamente e costantemente sfruttato per migliorarsi, come se fosse una corsa incessante. È la cosiddetta hustle mentality, dove per “hustle” in inglese si intende l’essere in uno stato di grande attività.


La vedete spesso nelle community legate all’imprenditoria, questa idea della persona che non si ferma mai, che è sempre attiva, che ogni giorno si deve svegliare alle 5 di mattina altrimenti non avrà una giornata produttiva, che fa pianificazione di ogni cosa e via dicendo.


Questo è un grosso inganno.


La realtà è che la produttività volta al miglioramento non è una corsa incessante. Bensì, il miglioramento, è una serie di scatti.


Rincorrere no stop un obiettivo non renderà più facile il suo completamento. Ogni azione mirata verso il raggiungimento di un traguardo si concentra in brevi intervalli di alta intensità, non in un flusso continuo di impegno costante e attenzione fissa. Giornalieri magari, questo sì, ma pur sempre brevi intervalli.


Il cervello non è fatto per mantenere un costante stato di focus. L’alternanza fra momenti di intenso impegno e momenti di apparente svogliatezza e noia sono fondamentali per funzionare al meglio. Provate ad essere impegnati nel lavorare costantemente su qualcosa e poi valutate dopo quanti giorni inizierete a provare un rifiuto totale e viscerale verso quel compito.


Lo scrittore produttivo è colui che scrive quelle 4 ore al giorno e pensa solo a scrivere, non colui che cerca di scrivere il più possibile in modo ossessivo.


Stephen King affermava di non occupare più di 3-4 ore al giorno per la scrittura, ma quelle ore erano totalmente dedicate ad essa.


Aggiungeva inoltre:


La mia personale tabella di marcia è piuttosto rigorosa. La mattina mi impegno sul materiale nuovo. Il pomeriggio dormicchio e rispondo alle lettere. La sera sto con la mia famiglia, leggo, guardo in TV le partite dei Red Sox e sbrigo un paio di revisioni improrogabili. Di norma le prime ore della giornata sono dedicate alla creazione.”


Scrittore di mestiere, eppure dedicato alla scrittura solo qualche ora la mattina?


Non è chi si allena tutto il giorno che riesce a migliorare le proprie capacità fisiche, ma chi dedica solo una breve porzione della propria settimana e una breve manciata di minuti in un giorno ad allenarsi in modo concentrato e attento.


Non è chi decide di andare avanti ad acqua e insalata per un mese a perdere peso in maniera definitiva, ma chi concentra in brevi sprint di 4-5 giorni settimanali un’alimentazione in deficit calorico, per qualche mese, alternando momenti di mantenimento a momenti di ripresa della dieta.


Non è chi si mette a studiare 15 ore al giorno due settimane prima di un esame a creare una strategia vincente nel lungo termine per portare a casa la prova, ma chi dedica qualche ora al giorno allo studio attento per poi, a ridosso dell’esame, aumentare la dose per una o due settimane senza strafare.


Perché funziona così? Perché, semplicemente, diversamente non è un processo sostenibile. E siccome progressi e miglioramenti si ottengono con il tempo, la sostenibilità delle azioni votate al raggiungimento di un obiettivo o di un cambiamento deve essere una caratteristica fondamentale con priorità massima.


Certo, chi riesce a lavorare, studiare o allenarsi sempre e intensamente tutto il giorno e tutti i giorni sicuramente qualcosa la ottiene (mai sentito parlare, però, di burn out?), ma per quante persone, realisticamente, questo modello è applicabile?


Personalmente quando mi dedico a determinati aspetti dei miei progetti, pianifico, a volte (rarissime) controllo in waterfall le task da completare e/o revisionare, ma quando è il momento di fare procedo con le task tutte insieme in uno sprint di 2-3 giorni al mese. Dopodiché, dedico 3-4 pomeriggi al mese all'analisi e al controllo. Una volta fatto, per giorni non faccio assolutamente niente per quel progetto. Passo oltre.


Il motivo è lo stesso identico di prima. Mi sono accorto che agire diversamente per me non era sostenibile. All'inizio del mio percorso imprenditoriale con più progetti all'attivo, cercavo di riempire le giornate e le settimane spalmando i processi per l’intero mese. Finivo per dedicarvi un po’ di tempo al giorno in maniera non molto attenta e la sensazione finale era quella di essere sempre costantemente impegnato con la testa al dover “concludere cose”, tant’è che dopo quasi un anno così, ho sentito il bisogno di interrompere tutto per qualche settimana. Non avevo nessuna voglia di far crescere i progetti e anzi, avevo sviluppato quasi un rifiuto viscerale nei confronti di tutti i processi.


Soprattutto per quel che riguarda i lanci di progetti o consulenze complesse nelle quali occorre affiancare la creatività di pensiero ai meri tecnicismi, ho invece iniziato ad adottare un metodo basato su sprint brevi di alta intensità, in cui in 2-3 giorni ravvicinati di un mese raggruppo task simili tra loro, per poi non dovermene occupare più per 10 giorni almeno. Se poi mi sento particolarmente ispirato a svolgerne altre magari decido anche di farle, ma solo se ho a disposizione almeno 2-3 task da fare, altrimenti aspetto il momento in cui posso concentrare il lavoro.


Di pensare a come sviluppare le idee non smetto mai di farlo, appena mi viene in mente qualcosa in ogni caso me la segno e “accumulo” così spunti su cui lavorare. Ma la parte “creativo-pratica” la concentro in pochissimi giorni, ad alta intensità e basta.


Quindi, se vi è capitato di accusare questa carenza di produttività, perché tutti in giro sbandierano l’importanza dello svegliarsi alle 5, del dormire poco, di lavorare non stop ai tuoi progetti, di sacrificare il tempo superfluo, beh, ripensateci.


Piccola nota finale: da non confondere il lasciarsi il tempo libero da impegni concentrando il lavoro in brevi sprint, con il perdere tempo e procrastinare.


Tante persone sanno benissimo di procrastinare, e quelle 3-4 ore in cui pensano di star facendo lavoro produttivo, sono distratti e disattenti come lo sono quando fanno altro. Questo è diverso.


Passare 4 ore veramente concentrati a lavorare intensamente e il resto della giornata dedicarsi ad altro è diverso dal passarne 4-5 con 200 occhiate al cellulare e ai social.


Sono due situazioni radicalmente differenti.

Cosa fare nella vita non è una checklist

Nell’ultimo articolo sul life design, ho voluto dare delle direzioni generali sul come affrontare al meglio l'arrivo nei 30 anni e di conseguenza su ciò che va invece fatto nella fascia d'età preceden

bottom of page