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Immagine del redattoreSimone Marchetti

Gli “uomini cattivi”, i leoni e le leonesse da tastiera

Di tutta questa faccenda ci sono diverse cose che mi hanno schifato e deluso allo stesso tempo. Sto parlando del caso Cecchettin, che in un modo o nell'altro è arrivato a chiunque.


La prima è l’atto in sè, ingiustificabile, vigliacco e forse premeditato.


La seconda è la delusione nel vedere che, purtroppo, il rapporto ossessivo e disperato verso il partner da parte di molti uomini è ancora frequente. Quasi mai porta a conseguenze estreme come queste, ma negli anni il numero di storie che riguardano uomini ancora fissati con la ex dopo anni, disperati all’idea di "non trovare la ragazza" o di averla persa è stato notevole, ed è una forma mentis del genere unita alla debolezza emotiva correlata a portare alcuni casi (estremamente rari per fortuna) a conseguenze simili a quelle viste di recente.


In un dialogo sul tema fatto qualche mese fa con miei conoscenti, avevo già sottolineato come uno degli aspetti fondanti della mascolinità positiva fosse la forza emotiva, che risiede nel saper controllare le proprie emozioni e non farsi sopraffare come una bestia, ma saperle sempre usare e sfruttare in modo costruttivo e positivo, controllato. Proprio parlando di casi di femminicidio sottolineavo come quei colpevoli per me fossero tutto tranne che degni di essere chiamati uomini.


La terza cosa, che non riuscirò mai a digerire, è l’accanimento giornalistico e televisivo. Comprendo la necessità di documentare gli eventi e come, soprattutto nelle prime fasi di una scomparsa, spargere la voce abbia un ruolo importante, ma dopo che la realtà dei fatti è emersa, tartassare costantemente i familiari (chiaramente in uno stato mentale non abbastanza lucido da poter rifiutare interviste) o presidianre la casa come delle groupies ad un concerto pronte a rubare uno scatto al volo mentre qualcuno esce a buttare l’immondizia, è una roba imbarazzante.


Come ovviamente capita di questi tempi, i social diventano il teatro del grande sbraitare collettivo che fondamentalmente non porta assolutamente a nulla (parere mio, ma questo è un altro discorso). Vorrei parlare però di quello che ho percepito, perché per quanto inutili, le discussioni sui social a volte possono far emergere il sentimento generale di alcune frange della popolazione.


Prima di tutto, stiamo diventando un branco di scemi. Sono sempre più sorpreso dall’incapacità collettiva di non essere in grado di andare oltre l’analisi più superficiale di un evento. Immagino faccia parte del naturale evolversi di una società senza più reali problemi da affrontare, frenetica nella ricerca della gratificazione immediata, del tutto e subito, dell’insoddisfazione generale insostenibile. Le nuove crociate sono su internet, traslando il dibattito da bar su piazze digitali, ma che sempre dibattito da bar resta. Sempre blando, monodimensionale, superficiale.


Terribile vedere come anche le argomentazioni portate siano praticamente le stesse, ripetute a memoria a seconda delle controargomentazioni date, come se ognuno avesse un copione da seguire dove a domanda A se si risponde B bisogna rispondere C, e via dicendo.


Mi ritorna in mente una frase che diceva: “Sei tu ad avere un’idea, o è l’idea ad avere te?”


Ecco perché è completamente inutile provare a far ragionare qualcuno sul tema (e in generale è inutile farlo online con CHIUNQUE la pensi diversamente da voi). La dinamica è questa: si parte dall’argomentazione più gettonata, cioè che tutti gli uomini sono colpevoli (aggiungerei in quanto intrinsecamente uomini e quindi aggressivi). Già. Cristo. Ma andiamo avanti.


A questa affermazione, praticamente TUTTE le discussioni online si sono sviluppate così:


"Gli uomini sono tutti colpevoli e dovete iniziare a cambiare!"


Se si risponde che non si può colpevolizzare un genere dalle azioni di singoli individui le controrisposte possono oscillare fra il:


"Non siete in grado di capire"

"Ecco l’ennesimo maschio che deve spiegarmi come stanno le cose"

"Qualunque cosa dici è irrilevante in quanto maschio"


Il risultato è un sonoro "Qualunque cosa dici non ti sto a sentire".

Nota: la dinamica del "sei colpevole perché maschio" è identica a quella usata in USA per colpevolizzare i bianchi “privilegiati” da parte dei vari movimenti anti-bianchi. Stessa identica dinamica.


Andando oltre l’analisi dei singoli eventi, voglio tornare al discorso iniziale. Cosa percepisco da queste faide accese tra leoni e leonesse da tastiera?

Superficialità, sicuramente. L’incapacità completa di andare oltre la superficie dei problemi. Poi, sicuramente, un gran bel clima di merda, con molta rabbia repressa. Su internet ormai è la norma. Dal vivo mi auguro di non veder realizzati alcuni sogni di molte femministe, tipo la caccia al maschio o la lotta violenta, perché già immagino i disastri per strada con esiti unidirezionali. Sinceramente non credo accadrà nulla di questo, ed è un bene.


L’altro problema, voluto o meno, è la risultante crescente divisione o sensazione di divisione e alienazione tra uomini e donne. Credo che nel momento in cui uomini e donne iniziano a sentirsi parte di due squadre rivali, per la società che conosciamo stia partendo il countdown verso la fine.

Credo fermamente che per fiorire ed andare avanti una società abbia bisogno di cultura, armonia sociale, collaborazione. E che queste caratteristiche si mantengano nelle generazioni. E le generazioni non possono esistere se uomini e donne decidono di stare separati fisicamente. Non è possibile.


Personalmente sono stanco di queste dinamiche. Credo che la gente viva troppo su internet, costruisca la maggiorparte dei “rapporti” online e pochi nella vita reale. Inoltre, specialmente le generazioni più giovani (dalla Gen Z in poi), crescono su internet e la loro pratica su come imparare a instaurare rapporti è fatta su internet. Basta vedere la fine che fanno la maggiorparte delle "relazioni" che iniziano tramite le app di dating. E qui mi fermo, che è meglio.


Un senso di schifezza generale.


Come andrà a finire? Credo fermamente che ci troviamo in una fase calante di questo ciclo sociale, quindi non mi aspetto miglioramenti.


Chi è furbo si allontanerà da queste paludi e costruirà la sua vita con relazioni sane e con persone che condividono questa necessità, formando relazioni significative (perché contrariamente a quanto si possa immaginare, è ancora possibile), ignorando il rumore di fondo, il chiacchiericcio e le diatribe dell’etere che non portano a nulla.

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