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  • Immagine del redattoreSimone Marchetti

L'ipocrisia del mondo occidentale è imbarazzante

Alcuni mesi fa sono incappato, per caso, guardando qualche storia su Instagram, in un post di una pagina molto seguita in Italia che eviterò di nominare, il quale evidenziava le morti “causate” dagli eventi naturali e climatici catastrofici, il tutto fatto con lo stesso layout del resoconto annuale che Spotify fa sui propri ascolti. Era il trend del momento e lo avevano cavalcato, fin qui tutto ok. I commenti si dividevano tra chi apprezzava la scelta di marketing e chi apprezzava il messaggio. Qua e là qualche commento sensato si faceva strada, parlando di ecologismo da divano e altre cose, che prontamente veniva controbattuto per la maggior parte da 20enni che, probabilmente, hanno girato con la maglietta di Greta Thunberg fino a un anno fa, non hanno mai saputo cosa voglia dire pagare IRPEF o controllare i consumi delle bollette di casa, però amano il pianeta e cavalcano l'onda del momento che più possa far emergere il loro essere virtuosi.

Comunque, sia chiaro, lungi da me screditare il ruolo dell’uomo sull’ambiente, che mi sembra palese.


Nel post emergeva anche un termine che non avevo mai sentito e che subito veniva presentato come qualcosa di ormai assodato e presente: la cosiddetta ecoansia: l’ansia derivata dai possibili danni che potrebbe causare il surriscaldamento globale e affini. Wow. Abbiamo anche la diagnosi dell’ennesima condizione patologica deresponsabilizzante. E in tutto questo, varie strategie di copywriting utilizzando termini come "abbiamo", "hai", e via dicendo, in relazione ai problemi che avremmo causato e alle scelte che dovremmo fare per stimolare il senso di colpa inconscio, con tanto di checklist delle cose da fare individualmente per salvare il pianeta. La solita narrativa da gastrite che ormai vedo sempre più spesso, unita ormai al chiaro doppiofondo di pagine del genere che mettono il vestito luccicante del peace&love per cercare di crescere come un qualsiasi business. Lo capisco.​ Quando si parla ai singoli è vero, il cambiamento ideale dovrebbe partire dal singolo e certo, se tutti lo facessero avremmo risultati e vivremmo felici e contenti nell'utopico mondo ideale.

Ma di preciso, cosa dovremmo fare tutti? ​Prendere la bici ogni giorno o andare a piedi per arrivare a lavoro sudati o morti di freddo così da salvare il pianeta? Staccare l’etichetta di carta dal contenitore di plastica della pancetta che poi va lavata, altrimenti se unto non può andare nel secchio della plastica regalando un anno di vita in più al paziente Terra? Non mangiare carne ma solo verdure e frutta, magari senza sapere quale sia di stagione e ignorando che forse quella appena comprata viene dall’altra parte del mondo? E potrei continuare.

Nel frattempo:

  • Leader politici e milionari vari con i loro jet privati vanno alle varie convention salva ambiente sparse per il mondo.

  • Mangiano in ristoranti convenzionati quello che vogliono e pagano zero, o quasi.

  • Agglomerati di negozi chiusi restano perennemente illuminati ogni notte.

  • Aziende del settore energetico speculano su rincari di gas mentre la gente viene ammonita di dover imparare a tollerare il freddo d'inverno ingoiando il rospo.

  • Il mondiale in Qatar ha consumato il 71% in più del precedente, mondiale sul quale, guarda un po', anche la suddetta pagina non ha disdegnato il cavalcarne l’onda di trend e attenzione con vari post, quando il vero strumento vincente sarebbe stato un altro.

Ancora, potrei continuare a lungo. È sbagliato non agire? No. Va bene agire. Va bene parlarne. Ma bisogna scegliere bene di cosa parlare. Non della guida al bravo risparmiatore salva Terra. ​Parlare dell’ipocrisia di fondo, dell’inutile colpevolizzazione del singolo e il lavaggio del cervello nel fargli credere che il suo impatto sia quello più rilevante. Fatevi una domanda: è più facile convincere ogni singolo cittadino d’Europa ad attuare cinque, sei, sette comportamenti quotidiani per ridurre l’inquinamento, o spingere il singolo politico a prendere un aereo pubblico e non un jet che consuma in un’ora quello che fanno quattro famiglie in un anno? Parliamo di queste ipocrisie, dell’impatto umano ed energetico dei mondiali in Qatar sotto mazzette per la FIFA, dei trasporti merci a lungo raggio, degli sprechi alimentari nella pubblica amministrazione, di una Cina che insieme ad altri paesi in via di sviluppo fa orecchie da mercante ed inquina quel che vuole. ​A proposito di Cina, negli ultimi tempi tutti i media occidentali non si sono fatti problemi a documentare con velato supporto le proteste del popolo Cinese contro le misure anti Covid.​ Eppure mi ricordo quando per lo stato (e tutti i media occidentali) andava bene multare chi prendeva da solo il sole in spiaggia. Oppure (cosa alla quale ho assistito di persona), vedere una persona beccarsi 400€ di multa perchè mangiava un pezzo di pizza, in piedi, appena fuori dalla pizzeria alle 18:30 quando era vietato consumare cibo all’aperto dopo le 18. Con ben tre volanti delle forze dell’ordine presenti a causa dell’iniziale resistenza del multato. O quando in Australia prendevano la gente senza mascherina nei parchi, li ammanettavano e in due gli mettevano una mascherina chirurgica (peraltro dispositivo assolutamente inutile per queste cose). La gente ha la memoria corta.​ Veniamo infine all’Ucraina, o meglio alla crisi energetica “apparentemente” derivata dal conflitto ucraino-russo. Sì, il prezzo del gas è salito, ma parliamo di come gli USA abbiano iniziato a vendere gas all’Europa a prezzi esagerati, forti di uno squilibrio di domanda e offerta e presunta scusa di inflazione, causate da un conflitto per il quale hanno parzialmente posto le basi anche loro e che in nessun modo vogliono far cessare? Dopotutto, è la situazione perfetta: combattere una guerra per procura senza sembrare di farne parte direttamente, ma fornendo di tutto pur di tenerla viva e rinvigorendo l’industria bellica, e di conseguenza l’intera economia USA, da sempre basata in larga parte sull’economia di guerra. È perfetto. ​Festival degli ipocriti. Parliamone, ma parliamo di cose serie. Focalizziamoci su problemi seri e soluzioni efficaci, che vadano alla radice e che risultino più realisticamente attuabili. Di tutte le altre chiacchiere, sono francamente stanco. Con questi virtuosismi ipocriti, mi avete rotto le palle. Io continuerò a girare in auto, fare il pieno di benzina (che, tra l’altro, ha subito un incremento dalla crisi irrilevante per chi l’ha sempre usata), e mangiare bistecche spesso e volentieri. E non rompetemi i coglioni.​ Alla fine, penso, se non si riescono a comprendere questi tranelli, se non risultano evidenti, temo ci sia poco da fare. Per certe persone, gli eventi negativi delle loro vite quotidiane sono semplicemente naturali conseguenze.

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