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  • Immagine del redattoreSimone Marchetti

L'analisi di chi non può prendere posizione

Premettendo che questa è la prima volta in cui mi dichiaro pubblicamente ed apertamente (rullo di tamburi) liberale, penso sia giusto chiarire la posizione di appartenenza e di conseguenza procedere ad un'analisi approfondita dei risultati elettorali.


Perchè? Perchè condividere visioni credo sia il primo passo verso un innalzamento del livello di cultura generale, obiettivo che da sempre questo magazine insegue.


Come detto dal prof. Marco Bassani molto intelligentemente e sagacemente: "queste elezioni per un liberale sono state come un derby calcistico per uno spettatore che vorrebbe veder perdere entrambi i contendenti". Perché? Perché a queste elezioni non c'erano partiti liberali disponibili da votare. C'erano candidati liberali in alcuni partiti ma non partiti liberali, e per partiti liberali intendo partiti che difendano la proprietà privata, il libero commercio internazionale, lo stato di diritto, insomma quegli ingredienti chiave che avrei voluto vedere e che non c'erano.


Ora, io non sono schizzinoso in fatto di politica, il problema è proprio la politica italiana. In Estonia, dove lavoro e faccio business, ci sono ben 3 partiti che voterei molto volentieri, quindi non ho problemi a votare, ho problemi a votare i partiti italiani.


Perché non mi fido, perché non sono liberali, perché non hanno proposte concrete.


Sembra che la sinistra voglia risolvere i problemi dando bonus ai giovani e dichiarando che se vince la destra saremo invasi da una dittatura fascista. La destra, invece, si preoccupa un po' degli anziani, fa un po' di solita retorica sui valori ma niente di concreto. I partiti hanno fatto proposte completamente irrazionali, utopiche e inutili per risolvere i veri problemi dell'Italia. Quindi no, non meritano il mio voto.


Ciò che non riesco ad accettare di questa società, e di conseguenza del modo di ragionare di questa classe politica è il cronico riconoscere validi solo messaggi diretti, scollegati dal preoccuparsi di sviluppare una cultura in grado di analizzare in modo pragmatico i bisogni oggettivi del paese sapendoli scollegare dai temi più superficiali, ingigantiti e decontestualizzati da chi ne vuole trarre benefici di potere.


Vorrei una società in grado di sviluppare una mentalità coerente con i propri valori e capace di sapersi informare a dovere e classificare automaticamente le tematiche da campagna elettorale tra ciò che è spazzatura e ciò che non lo è, la differenza tra un opinione di pancia ed una correlata da statistiche e dati.


Utopia? Ovviamente.


I moderni mezzi di comunicazione, però, se usati da chi possiede le stesse volontà di vedere messi in atto tali mindset, potrebbero tranquillamente metterci pezze ben più sostanziali.


Ritornando all'analisi vera e propria del post voto, avrete sicuramente notato come la Sinistra pianga per il "pericolo fascista" inesistente, per i "diritti che ci verranno tolti" per via del fatto che non sono loro ad aver preso più voti. Dopo aver polarizzato il dibattito e aver diviso la nazione nel solito "noi buoni contro loro cattivi", non sono capaci di prendersi le proprie responsabilità di questa sconfitta. Uno scenario davvero ridicolo e triste, a mio avviso.


Così come ridicolo e triste è il programma della Destra, fatto di proposte sconclusionate e richiami ai vecchi e saldi valori di una volta (che poi, pensandoci bene, quali sono? Li sapremmo elencare?). A onor del vero va detto che un "allarme fascismo" non c'è e non sarà questa coalizione a togliere diritti, ad usare manganelli, olio di ricino o a reintrodurre leggi raziali. Non farà nulla di estremamente malvagio. Alcuni di loro più che fascisti li definirei sostenitori della destra sociale, sostenitori di uno stato forte, uno stato etico, che sono però cose che (a modo suo) vuole anche la sinistra sotto altri profili e relativamente ad altre tematiche. Diverse ideologie, stessa metodologia. Ed in quanto liberale non mi sento di rispettare nessuno di loro.


Resta il Terzo Polo, che se non tralasciamo il Movimento 5 Stelle nell'equazione ci accorgiamo non essere identificato proprio nel modo giusto (ma sono dettagli). Curioso il fatto che l'unico programma con un filo di logica e dati più o meno verosimili a corredo, sia stato quello più votato da miei conoscenti con il sale in zucca. Un dato che lascia il tempo che trova, lo ammetto, ma quantomeno interessante. Detto ciò non posso assolutamente considerarlo un partito liberale, ma ha alcuni candidati competenti e bravi. Ottime le posizioni sul nucleare e, come detto, apprezzabili certi punti del programma elettorale, che più di altri cerca di dare soluzioni concrete con l'aiuto di dati precisi. Nonostante questo non do piena fiducia a questa coalizione, specie per il fatto che è nata giusto in tempo per presentarsi alla elezioni, e anche perché vorrei evitare il puro e semplice wishful thinking. Spero, però, che sia un terreno fertile per il futuro.


Per concludere, un paio di ulteriori riflessioni. Molti attivisti di sinistra stanno condividendo post sui social network, articoli, video e quant'altro lanciando provocazioni del tipo: "Siamo rimasti chiusi in casa due anni per salvare i vecchi e ora loro hanno votato la Meloni".


Dati alla mano, con l'aiuto dell'Istituto Ixè, i vecchi hanno votato sinistra, sia in valori assoluti sia in proporzione rispetto alle medie dei singoli partiti. Tuttavia, il PD continua a definirsi "il partito dei giovani".



Aldilà della polemica sterile (perché serve trovare sempre un colpevole?), è persino falsa, populista e divisiva.


Il problema del fare divisionismo in questo modo e del "noi contro loro", del dire "noi difendiamo le nuove generazioni mentre loro difendono i privilegi dei vecchi" è dannosissimo, divide la società in un momento in cui ci sono problemi che riguardano tutti quanti. Come la crisi del debito, la produttività, l'economia che sta collassando, il sistema pensionistico ormai insostenibile.


Dividere in "noi e loro" è populista e dannoso. I militanti di sinistra spesso accusano di fascismo chi non la pensa come loro, mentre quelli di destra del "prima gli italiani" fanno chiare ed inutili distinzioni.


La solita tattica della lotta di classe.


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