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  • Immagine del redattoreSimone Marchetti

Come parlare di Formula E (e non solo) senza sembrare scemi

Sarà la location romana del GP svolto questo weekend, sarà il marketing ben riuscito in terra nostrana da parte del buon Alejandro Agag... fatto sta che negli ultimi giorni la Formula E sembrava essere sulla bocca di tutti, o quantomeno di molti.


Anche i meno avvezzi allo sport del motore non hanno resistito al richiamo tricolore della serie elettrica, con conseguente vox populi petulante nel corso del fine settimana interessato, dopodichè è di nuovo qualunquismo, frasi fatte, battute da bar sport e poco altro.


Cerchiamo di andare un po' più nel profondo della questione Formula E, per cercare di capire come apprezzare questo universo o ad odiarlo almeno in modo costruttivo, senza andare sempre a parare sui soliti luoghi comuni.


Senza sembrare scemi, appunto.


Premessa, chi vi parla ama l'odore della benzina, il rumore dei motori, è cresciuto con i kart 100cc a due tempi e le miscele tutt'altro che innocenti in fatto di impatto ambientale, si emoziona di più con un cambio meccanico rispetto ad uno automatico, ama i V6, i V8 e i V12 esattamente quanto non ama l'ibrido e il "full-electric".


Qui, però, non si tratta di essere polarizzanti o di difendere chissà quale causa.


Si tratta di capire il vero funzionamento delle cose, vedere la realtà da ogni angolazione e tirarne le somme.


Iniziamo, quindi, togliendoci il cappello del nostalgico, ad analizzare due fra le più comuni affermazioni sulla serie a propulsione elettrica.


Non pretendo di dare risposte ma di lasciarvi con qualche domanda in più.


"Le auto da corsa non possono non fare rumore"


Bene, lo ripeto per l'ennesima volta: mi emoziona di più il ruggito di un V8 rispetto al sibilo di un powertrain elettrico ma... il rumore è l'unica cosa che ci emoziona nel motorsport? Non fanno parte di questo cocktail affascinante anche storie di uomini, idee, pensieri che hanno cambiato la storia? Lo sviluppo di una propulsione elettrica che passa da una categoria sportiva trova posto all'interno di un contesto altamente tecnologico che sicuramente ha il suo fascino. Era da metà anni '90 che così tanti costruttori non si trovavano direttamente coinvolti in una sfida tecnica, perlopiù con una responsabilità ed un possibile impatto molto più delicato sulla realtà che ci circonda.


"Non sono gare vere, sembrano auto radiocomandate"


I propulsori elettrici hanno una potenza bassa rispetto alle attuali F1, ma già qui cadiamo in un paragone sbagliato. L'obiettivo dello sviluppo tecnologico di questa categoria non è, almeno per ora, quello di tirare fuori dal cilindro il più potente dei motori e battere ogni record. Lo scopo è progettare componenti che possano avere un impatto anche sulla mobilità comune, la cui parola d'ordine è Efficienza. Detto questo, da ex pilota posso garantire che 300cv erogati in questo modo possono certamente garantire una guida emozionante in piste come quelle che vengono proposte. L'emozione alla guida è certamente soggettiva ma parlare di assoluta mancanza di qualità di guida per portare al limite mezzi del genere, è semplicemente errato.


Sarebbe così semplice partire da questi confronti per accedere ad un dialogo costruttivo ed interessante sul discorso Formula E e mobilità elettrica in generale, eppure la maggioranza preferisce la mancanza di confronto, il "questo è meglio di quello" più sfacciato senza valutare minimamente i possibili vantaggi che idee parallele alle proprie possano generare.


Capisco l'innata dote di voler apparire come i fenomeni di turno difendendo esclusivamente i propri gusti.


Quali risultati ha ottenuto, però, questa attitudine negli anni?


Quante azioni veramente importanti sono state fatte in nome della mancanza di confronto con le idee altrui?


A voi le risposte.

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