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L'ennesima farsa italica del LAN Gate

Immagine del redattore: Simone MarchettiSimone Marchetti

Non faccio neanche in tempo ad alzare il culo dal Bel Paese e atterrare in Estonia, che vengo subito a conoscenza del LAN gate o come cavolo lo volete chiamare.


Cosa succede?


Succede che in Italia (a volte) un imprenditore decide di investire in un settore innovativo e/o in crescita, creando nuovi mercati, crescita economica e opportunità lavorative.

Esattamente dopo tre minuti si ritrova in sede la Guardia di Finanza al grido di "La tua attività che fino a 5 anni fa neanche era immaginabile non rispetta il regio decreto ideato settant’anni fa e perfezionato l’ultima volta negli anni ‘90 in materia di concorrenza. Dobbiamo sequestrarti tutto, poi se vinci i ricorsi al TAR forse puoi lavorare."


La questione della chiusura delle sale LAN e dei centri per gli esports, che farebbero indebita concorrenza alle sale giochi tradizionali (???), dimostra come lo Stato Italiano si metta in prima linea con zelo e velocità solo quando c'è da tagliare le gambe a chi investe e crea.


Da investitore del mondo esports, che si fa il mazzo da almeno 8 anni nel settore, mi sento preso per il culo nel peggiore dei modi (e cinicamente felice di non aver puntato sull’Italia per questo business).


L’Italia ha un problema enorme con l’innovazione, il cambiamento e soprattutto con la concorrenza, vista come un cancro totale.

Non c’è da stupirsi visto che una vasta percentuale del paese campa, senza alcun merito, di rendita.


Chissà come mai il paese non è attrattivo per gli investimenti esteri. Proprio un mistero.

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