- “Chi voti?”
- “Il meno peggio”
- “Tu invece, chi voti?”
- “Boh, penso il meno peggio”
Anch’io ho “votato il meno peggio”.
Riflettendoci, però, dire “voto il meno peggio” innesca un meccanismo a difesa del proprio senso di responsabilità.
Dire “voto il meno peggio” è la parafrasi di un pensiero che suona più o meno così: “Io non sono in grado di informarmi sui programmi elettorali e se poi quelli che voto fanno cazzate non è un mio problema, lo avevo detto che facevano praticamente tutti schifo”.
Eh si, perché dire “voto il meno peggio” dovrebbe implicare l’aver almeno fatto, anche solo superficialmente, valutazioni sulla qualità di determinati programmi elettorali e, per qualche ragione, averne preferiti alcuni ad altri. E a giudicare dai risultati, queste capacità di fare valutazioni mi preoccupano, e non poco.
Non mi spaventano la salita al potere di una coalizione che a livello internazionale fa ridere i polli ed un’opposizione capace solo di rappresentare ideologie, quanto più il constatare che a prendere le percentuali maggiori sono sempre coloro che fanno leva sui temi più terra terra, sugli slogan da bar più populisti. Questo dato di fatto è avvilente.
Come dite? La gente ha tutto il diritto di votare per chi ha votato?
Certamente, ci mancherebbe. Così proverà sulla sua pelle quanto l’incompetenza sia devastante.